Contaminazione di arti e culture, tra drappeggi e savoir-faire

E’ una semplicità apparente, quella del giovane e talentuoso Mossi Traoré, ma che in realtà nasconde numerosi dettagli intriganti.
Il suo è un approccio alla sartorialità classica che sfugge alle definizioni e ai preconcetti, a favore di un’integrazione tra le arti e le culture che nella sua concezione della moda si fa ben visibile.

Non si tratta di sovversione né di ricerca dell’elemento che spiazza o sconvolge, quanto una profonda ricerca concettuale che mira a trovare nuove contaminazioni stilistiche mai banali, guardando all’arte contemporanea di Lee Bul da un lato, e alla plissettatura dei maestri Issey Miyake e Madame Grès, dall’altro.

Il vincitore del premio Pierre Bergé ANDAM 2020 per la Primavera Estate 2024 gioca con i pezzi più iconici delle sue collezioni, fa danzare il tessuto con pochi, semplici tocchi in un senso di movimento perenne, e ne dà un risvolto del tutto nuovo, fresco, moderno: come il “plis Grès“, omaggio al suo idolo Madame Grès in occasione del 30° anniversario dalla sua morte, declinato in tre identificabili silhouette; le gonne abbottonate arricchite da pannelli asimmetrici, indossate sopra ai pantaloni o ad ampi jeans; i top costruiti come fossero modellati direttamente sul corpo; la gonna per l’uomo, reminiscenza del sari, modernizzato nella zip e nelle linee strutturali inaspettate; le camicie dalle maniche over moderate da eleganti e femminee gonne a tulipano.

Si vedono i drappeggi scultorei, asimmetrie perfettamente armonizzate e lunghezze che si compensano, in un risultato finale che invita alla riflessione, e regala in chi guarda il piacere dell’ordine e dell’equilibrio tra diversità.

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